“Ok, ho deciso, vado dallo psicologo. Ma quale scelgo?”
Tutti i percorsi terapeutici hanno lo stesso scopo: aiutare la persona a soddisfare i suoi bisogni, raggiungere i suoi obiettivi, riconoscere e sviluppare le sue potenzialità e, infine, migliorare il suo benessere, le sue relazioni e la qualità della sua vita.
Non tutti sanno che per fare questo esistono diverse modalità, diversi approcci terapeutici, ognuno con le proprie peculiarità.
Sempre più persone decidono di affidarsi a uno psicologo cognitivo comportamentale per iniziare un percorso di psicoterapia e risolvere alcuni dei più comuni problemi psicologici, quali ansia, depressione, disturbi alimentari, ecc…
Ciao, sono la dott.ssa Marta Ferrari del team di Psicologia Sana e in questo articolo cercherò di spiegarti cosa sia la psicoterapia cognitivo comportamentale (CBT), perché sceglierla, quali tecniche utilizza e ti racconterò il caso di un paziente seguito con questo approccio.
La psicoterapia cognitivo comportamentale
La psicoterapia cognitivo comportamentale è un modello teorico che si concentra sulla comprensione e sulla modifica di pensieri e comportamenti disfunzionali. Questo approccio è basato sull’idea che i nostri pensieri, piuttosto che le circostanze esterne, determinano i nostri sentimenti e comportamenti. Pertanto, cambiando i nostri pensieri, possiamo cambiare i nostri comportamenti e le nostre emozioni disfunzionali.
Secondo la terapia cognitivo comportamentale quindi non sono tanto le cose che ci capitano a farci soffrire, ma sono piuttosto le nostre interpretazioni di quello che stiamo vivendo, i nostri schemi ricorrenti, le trappole di ragionamento, gli occhiali da vista attraverso cui osserviamo il mondo, noi stessi e gli altri a farci provare dolore . Questi stessi schemi sono anche i responsabili della messa in atto di comportamenti che non ci consentono di raggiungere i nostri scopi e obiettivi.
Cosa causa la sofferenza secondo la psicologia cognitivo comportamentale?
Molti dei nostri problemi e delle nostre difficoltà sono causati da pensieri disfunzionali su noi stessi, sugli altri e sul mondo.
Cosa sono i pensieri disfunzionali? Sono nostre personali interpretazioni del mondo che non necessariamente corrispondono alla realtà, ma che tendiamo a prendere per veri e a non metterli in discussione, ad esempio: “Francesco oggi mi ha incontrata per strada e non mi ha salutata, allora sicuramente è arrabbiato con me per qualche motivo”. Questi pensieri sono abituali, ripetitivi al punto da diventare automatici e presentarsi nella nostra mente in modo rigido e inflessibile, apparentemente incontrollabile, innescando dei circoli viziosi che non fanno altro che mantenere attiva la nostra sofferenza e impedirci di mettere in atto comportamenti più utili (ad esempio salutare noi Francesco o chiedergli se sia arrabbiato con noi).
Qual è l’obiettivo di uno psicologo cognitivo comportamentale?
L’obiettivo della terapia cognitivo comportamentale è aiutare le persone a diventare consapevoli di questi schemi, dei filtri che usiamo per interpretare la realtà per poi sostituirli con pensieri e comportamenti più utili, alternative più funzionali e comportamenti più sani.
Ti sei mai chiesto cosa accadrebbe se cambiassi la gradazione o il colore delle lenti attraverso cui guardi il mondo?
Secondo la CBT quindi, non esistono pensieri stupidi o sbagliati, ma piuttosto pensieri irrazionali e quindi poco utili, perché non ci consentono di raggiungere i nostri scopi e soddisfare i nostri bisogni.
Ad oggi, la psicoterapia cognitivo comportamentale è considerata a livello internazionale uno degli approcci più efficaci per la comprensione e il trattamento della maggior parte dei disturbi mentali, come viene riportato nelle linee guida NICE https://www.psicoterapiascientifica.it/linee-guida/.
Che cosa fa uno psicologo cognitivo comportamentale?
Il ruolo di un psicologo cognitivo comportamentale è quello di aiutare i pazienti a comprendere e cambiare i loro pensieri e comportamenti disfunzionali. Questo viene fatto attraverso una serie di tecniche, strategie e strumenti.
La CBT è una forma di terapia che aiuta le persone a comprendere come i loro pensieri influenzano i loro sentimenti e comportamenti. L’obiettivo della CBT è quello di aiutare le persone a identificare e cambiare i pensieri e i comportamenti disfunzionali, e a sviluppare strategie per gestire le situazioni stressanti.
Inoltre, un psicologo cognitivo comportamentale può lavorare con i pazienti per sviluppare un piano di trattamento personalizzato, che può includere la terapia individuale, la terapia di gruppo, la terapia familiare o una combinazione di queste. Il piano di trattamento sarà basato sulle esigenze specifiche del paziente e si affiderà a dei protocolli di trattamento sviluppati su solide basi scientifiche.
Come può aiutare un psicologo cognitivo comportamentale
Un psicologo cognitivo comportamentale può aiutare le persone a superare le sfide della salute mentale attraverso una varietà di tecniche e strategie. Tra le più utilizzate troviamo: l’identificazione, il cambiamento di pensieri e comportamenti disfunzionali, l’apprendimento di nuove competenze per gestire lo stress e le emozioni negative, l’uso di tecniche di rilassamento e mindfulness.
Per esempio, una persona che soffre di depressione potrebbe lavorare con un psicologo cognitivo comportamentale per identificare i pensieri negativi che contribuiscono ai suoi sentimenti di tristezza e per sviluppare strategie per cambiare questi pensieri. Allo stesso modo, una persona che soffre di ansia potrebbe lavorare con un psicologo cognitivo comportamentale per identificare le fonti di preoccupazione e paura e per sviluppare strategie per gestire queste emozioni. Grande attenzione viene poi riservata anche all’analisi dei comportamenti e all’apprendimento di comportamenti più utili e funzionali.
Inoltre, un psicologo cognitivo comportamentale può aiutare le persone a sviluppare un piano di trattamento personalizzato che si adatta alle loro esigenze specifiche. Questo piano di trattamento può includere una combinazione di terapia individuale, terapia di gruppo e altre tecniche di trattamento.
Caratteristiche della psicoterapia cognitivo comportamentale
Per capire meglio cosa significhi iniziare una psicoterapia con un terapeuta cognitivo comportamentale, ecco alcune caratteristiche chiave di questo approccio. La terapia cognitivo comportamentale è:
- Scientificamente fondata: migliaia di studi scientifici ne hanno confermato la validità e l’efficacia nella diagnosi e nella cura di moltissimi disturbi (ansia, depressione, disturbi alimentari, ecc). A disposizione dei terapeuti esistono inoltre dei protocolli di trattamento, ovvero delle indicazioni chiare su come procedere per ottenere la maggior efficacia nel percorso di cura.
- É pratica e concreta: l’obiettivo è trovare alternative concrete, percorribili e che siano “ecologiche”, ovvero che possano ben adattarsi alla vita della persona. Spesso fatichiamo nel raggiungere i nostri obiettivi, con importanti costi sulla nostra autostima, perché non abbiamo ben chiaro cosa vogliamo raggiungere e non sviluppiamo le abilità di risoluzione dei problemi che concretamente ci consentirebbero di farlo.
- É focalizzata sul qui ed ora: cosa ti crea un problema oggi? Cosa fa sì che questo problema, questa difficoltà si mantengano nel tempo? La CBT non ha una grande focalizzazione sul passato, ma piuttosto sul presente e sul futuro. Non è molto importante quando questi schemi si siano formati, la priorità è capire cosa ci impedisca di utilizzarne di nuovi, più utili, oggi.
- A breve termine: proprio grazie a questa focalizzazione, i percorsi sono tendenzialmente “brevi”, ovvero della durata da 6 mesi ad un anno (ovviamente a seconda del tipo e del numero di problemi da affrontare).
- Orientata allo scopo: fin dalla prima seduta, terapeuta e paziente stabiliranno insieme quali sono gli obiettivi della terapia, come il paziente vorrebbe vedersi alla fine del percorso, con quali strumenti nella sua cassetta degli attrezzi vorrebbe ritrovarsi. Insieme si costruirà una sorta di mappa di questo percorso, in modo che si abbia ben chiaro dove siamo e verso cosa vogliamo andare. Proprio grazie alla mappa, sarà possibile fare delle revisioni periodiche dei progressi fatti e essere più efficaci nel fissare nuovi obiettivi o priorità. L’obiettivo del terapeuta cognitivo comportamentale è fare in modo che il paziente acquisisca tutti gli strumenti, le abilità e la consapevolezza per poter diventare il terapeuta di se stesso con un intervento ritagliato sulle esigenze della persona.
- Attiva e collaborativa: la psicoterapia non è un pronto intervento, ma piuttosto un viaggio in cui il terapeuta è una guida che non fornisce soluzioni ma offre domande, accoglie i dubbi e aiuta a cercare delle risposte. Chi decide di intraprendere un percorso di questo tipo deve essere disposto ad avere un ruolo attivo e non rimanere spettatore passivo del suo viaggio verso il benessere. Con uno spirito collaborativo, la coppia terapeutica lavorerà insieme per poter formulare nuove strategie di risoluzione dei problemi e nuovi percorsi di cambiamento.
Tecniche utilizzate dallo psicologo cognitivo comportamentale
Gli psicologi cognitivo comportamentali utilizzano una varietà di tecniche per aiutare le persone a superare le sfide della salute mentale. Queste tecniche possono includere la mindfulness, tecniche di rilassamento, il biofeedback, le tecniche di esposizione indicate soprattutto per superare le fobie, la psicoeducazione, ecc.
Lo scopo del terapeuta è quello di fornire al suo paziente quanti più strumenti possibili per affrontare le difficoltà quotidiane. Spesso si usa infatti la metafora della cassetta degli attrezzi: se all’interno della mia cassetta io ho solo una chiave inglese, ci saranno dei lavori per cui sarà lo strumento più adatto e più efficace. Ma cosa succede se devo, ad esempio, appendere un quadro? A quel punto la mia chiave inglese non solo non sarà efficace, ma sarà proprio inutile. L’obiettivo è quindi quello di sviluppare abilità, competenze e strategie in modo da avere a disposizione lo strumento più adatto per ogni situazione.
Il processo della terapia cognitivo comportamentale
La terapia cognitivo comportamentale (CBT) segue un processo strutturato che prevede una serie di fasi. Queste fasi possono includere la valutazione, la formulazione del caso, la terapia stessa e la rivalutazione periodica del progresso.
Lo psicologo cognitivo comportamentale aiuta il paziente a individuare quelli che sono i suoi obiettivi di cambiamento ed insieme creano una sorta di mappa che servirà da guida e da punto di riferimento per valutare l’andamento della terapia. Nel corso delle sedute, quanto ci siamo avvicinati al nostro obiettivo? Lungo la strada abbiamo incontrato altri “posti” che ci hanno incuriositi, ovvero, sono nati in noi nuovi obiettivi o nuovi bisogni?
Per disegnare questa mappa è fondamentale partire da un buon assessment, ovvero da un buon processo di valutazione del problema, attraverso il quale lo psicologo riesce a capire la natura e la gravità del problema presentato e restituisce anche una diagnosi e/o una chiave di lettura dello stesso.
La valutazione è la fase iniziale del processo, in cui il terapeuta raccoglie informazioni sul paziente e sulla sua problematica. Questo può includere informazioni sulla storia del paziente, i suoi sintomi attuali, i suoi pensieri e comportamenti disfunzionali, i suoi obiettivi per la terapia. Per fare una buona valutazione, lo psicologo potrebbe utilizzare anche dei test o dei questionari.
Successivamente, lo psicologo cognitivo comportamentale procederà alla formulazione del caso. La formulazione del caso è la fase in cui il terapeuta ed il paziente sviluppano una comprensione condivisa del problema del paziente e come può essere risolto. Questo può includere l’identificazione dei pensieri, dei comportamenti disfunzionali del paziente e la pianificazione di come questi possono essere cambiati.
La terapia stessa è la fase in cui il paziente ed il terapeuta lavorano insieme per cambiare i pensieri e i comportamenti disfunzionali del paziente. Questo può includere l’uso di una varietà di tecniche, tra cui la terapia cognitivo comportamentale, la terapia di accettazione e impegno, la terapia comportamentale dialettica e la terapia di esposizione.
Infine, la fase di valutazione degli esiti, ovvero la verifica dei progressi che si sono fatti è la fase in cui il terapeuta e il paziente esaminano i progressi del paziente e decidono se sono necessarie ulteriori modifiche al piano di trattamento.
La storia di Laura: guarire dalla depressione con la terapia cognitivo comportamentale
Numerosi sono i casi di persone trattate con successo facendo ricorso alla psicoterapia cognitivo comportamentale. Queste storie possono essere fonte di ispirazione e speranza per coloro che stanno affrontando sfide simili. Di seguito la testimonianza di Laura, che ha deciso di raccontare il suo percorso di guarigione dalla depressione grazie alla terapia cognitivo comportamentale.
“La fine della relazione con F. ha rappresentato per me la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso, già pieno di tristezza, stress e difficoltà. Venivo da un anno difficile, in cui le sfide lavorative non avevano fatto altro che aumentare il mio senso di inadeguatezza. Guardavo i miei colleghi e mi sembravano tutti più preparati, più bravi, più competenti ed io? Io sentivo di commettere continuamente errori o di dover faticare il doppio, il triplo rispetto agli altri per raggiungere un livello appena sufficiente. La storia con F., i nostri progetti per il futuro, mi faceva sentire che almeno qualcosa di buono c’era nella mia vita, che non ero proprio inutile. Quando mi ha lasciata, senza preavviso, sono sprofondata nel baratro. Ho iniziato a non dormire, passavo le notti a ripensare a cosa avrei potuto fare di diverso perché le cose non finissero. Cosa avevo sbagliato? Ripercorrevo gli episodi della nostra storia, come in un film, ancora e ancora, alla ricerca del momento esatto in cui avrei dovuto comportarmi meglio, essere più amorevole, più gentile, di più insomma.
In un paio di mesi la tristezza che avevo dentro di me era evidente anche fuori: ero sempre stanca, avevo perso interesse per tutto, anche per il cibo, avevo smesso di uscire, non rispondevo più ai ripetuti tentativi delle mie amiche di tirarmi fuori dal mio appartamento, passavo il mio tempo libero al buio, piangendo. Anche il mio aspetto era sempre più trascurato: che senso aveva lavarsi, vestirsi, truccarsi? Mi sembrava tutto così difficile, anche solo alzarmi la mattina per andare al lavoro mi era diventato insopportabile. Mi sentivo come se delle catene invisibili mi tenessero inchiodata lì. É stato dopo aver ricevuto un richiamo dal mio superiore per i miei numerosi errori di distrazione che ho capito che dovevo fare qualcosa. Rischiavo di perdere anche il mio lavoro e a quel punto, cosa avrei fatto?
Dopo essermi documentata un pò, ho visto che la terapia cognitivo-comportamentale era particolarmente adatta per il mio problema. Ho così contattato la dott.ssa Ferrari e abbiamo iniziato il nostro percorso insieme. Ricordo che all’inizio, sentirle pronunciare quella parola “depressione” è stato un pò uno shock per me. Pensavo di essere solo triste e tutti mi ripetevano che era normale starci male per la fine di una relazione e che avrei solo dovuto non pensarci ed impegnarmi per stare meglio. Ho capito, invece, che è stato importante per me dare un nome a quello che stavo vivendo, mi sono sentita capita e meno sbagliata. Sapere di avere una diagnosi e che ci fosse una cura, mi ha restituito un pò di speranza.
Durante le sedute, ho imparato a identificare i pensieri negativi che ormai mi erano automatici e che contribuivano alla mia profonda tristezza. Anche se non è stato facile, mi sono impegnata molto per cambiarli, per cambiare punto di vista e iniziare a fare pensieri più utili. Che senso aveva ripensare a tutto quello che non aveva funzionato nella mia relazione? Non potevo mica riavvolgere il nastro e tornare indietro nel tempo! Ho capito che era inutile anche continuare a colpevolizzarmi e che dovevo iniziare a ragionare sulle mie responsabilità e non sulle mie colpe. La mia prima responsabilità era quella di prendermi cura di me e ho iniziato dalle cose apparentemente più banali e semplici, come lavarmi il viso al mattino. Ho impostato una routine che mi restituisse sicurezza e fiducia, che mi desse uno scopo. Pian piano sto lavorando e mi sto impegnando per spezzare quei circoli viziosi che mi stavano buttando sempre più in basso e non mi permettevano di stare meglio”.
La storia di Laura è un esempio di come una psicoterapia con uno psicologo cognitivo comportamentale possa essere la soluzione per affrontare i tuoi problemi e tornare a stare bene.
In conclusione quindi, in questo articolo abbiamo visto come la psicologia cognitivo comportamentale sia un approccio efficace per affrontare e curare numerosi problemi di natura psicologica. Con l’aiuto di un psicologo cognitivo comportamentale, le persone possono imparare a identificare e cambiare i pensieri e i comportamenti disfunzionali, a gestire lo stress e le emozioni negative, e a migliorare la loro qualità di vita.
Se hai domande su questo approccio o se pensi possa fare al caso tuo, non esitare a contattarci.
Dott.ssa Marta Ferrari
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
Le vostre testimonianze
A distanza di quasi un anno dalla fine del mio percorso, guidato dalla Dott.ssa Ferrari, non posso che ringraziarmi per aver deciso di affrontare le mie difficoltà e aver caricato il mio bagaglio di conoscenze su me stessa per affrontarle usando: nuovi punti di vista, strumenti, risorse che prima non avevo. Son grata per aver incontrato la Dott.ssa Ferrari, con la quale mi son sentita da subito a mio agio, è stata un porto sicuro, una bussola, mi ha aiutata a dipanare i pensieri, ad arrivare ai noccioli che muovevano i miei meccanismi di difesa e che mi inducevano a ripetere sempre gli stessi circuiti per non sentire le mie emozioni. Il beneficio impagabile di questo percorso è stato, per me, il raggiungimento dell'indipendenza. È come se avessi introiettato la Dott.ssa Ferrari: quando mi trovo in difficoltà mi faccio, in modo automatico, le domande che mi faceva lei e sono molte più le volte in cui riesco a mettere in atto soluzioni alternative per rispondere alle mie emozioni. E tutte le volte in cui, invece, per mille motivi, tendo a rispondere attraverso i miei vecchi meccanismi di difesa, non mi scoraggio, lo accetto e cerco di rimanere consapevole. Al termine del percorso sono stata curiosa di vedere come me la sarei cavata da sola e, allo stesso tempo rincuorata dal sapere che la porta della Dott.ssa Ferrari sarebbe stata sempre aperta. Sicuramente la varcherò ancora se mi troverò ad averne bisogno....[Leggi tutto]
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